La psiche nei libri – “Alta fedeltà” (N. Hornby)

“Alta fedeltà” è uno dei più noti romanzi di Nick Hornby, pubblicato nel ’95 ma sempre attualissimo
Ci sono romanzi di cui sentiamo parlare tanto, provando una curiosità crescente… poi finiamo per rimandarne la lettura. Magari li includiamo in una “wish list” infinita, dimenticandocene. Oppure, a forza di hype ci disinteressiamo. E perdiamo così occasioni interessanti.
A me era capitato con “Alta fedeltà” di Nick Hornby: da tempo volevo leggerlo, ma acquistavo sempre qualche novità, o optavo per autori meno noti. Fortunatamente mi è stato regalato e l’ho trovato davvero piacevole.
Il romanzo si presenta inizialmente con una veste da commedia brillante. L’io narrante Rob ci racconta subito le sue più grandi delusioni sentimentali, a partire dall’adolescenza, per arrivare poi al presente: la relazione con la compagna Laura si è interrotta bruscamente.
Come e perché questo sia accaduto lo scopriremo gradualmente, mentre la scrittura di Nick Hornby ci trascina nella quotidianità dei suoi personaggi.
Una trama che non perde attualità
Il libro, ambientato in Inghilterra, è stato pubblicato nel 1995 ma le vicende che narra sono decisamente attuali. La vita del 35enne Rob ha molto in comune con quella di tanti giovani adulti di oggi, con un lavoro poco redditizio, una condizione d’incertezza esistenziale che lo porta a evitare progetti a lungo termine. Trascorre le giornate gestendo il suo negozio di vinili rari, Championship Vinyl, assieme ai buffi e caratteriali dipendenti Barry e Dick.
La passione per le sette note lo risolleva un po’ dal grigiore, ma non è sufficiente a fugare i dubbi che lo assalgono. Immaginavo che la musica fosse un argomento centrale del romanzo, invece è piuttosto un elemento di contorno che aggiunge colore. Vengono citati dischi, brani musicali e artisti, dando al lettore interessanti spunti d’ascolto, ma i non-musicofili non temano: il focus della scrittura di Nick Hornby è puntato sul tema delle relazioni e, in genere, sul percorso verso la maturità.

Libertà o sentimento, il dilemma tra le righe di “Alta fedeltà”
Alternando situazioni divertenti e introspezione, “Alta fedeltà” riesce a far pensare il lettore, quando le riflessioni di Rob sulla coppia e sull’amore si fanno acute. Emerge il contrasto tra la paura e il desiderio di amare, tra la voglia di svincolarsi da ogni legame e l’esigenza di un rapporto stabile. È meglio scegliere una totale libertà, al prezzo di una solitudine crescente? Oppure accettare di legarsi a un’altra persona, sacrificando parte della propria indipendenza per costruire qualcosa di profondo? Il narratore e altri personaggi dovranno confrontarsi con questi interrogativi, per decidere cosa fare delle loro vite.
Diversi sono i passaggi densi di spunti di riflessione. Uno mi ha fatto perfino pensare al maladaptive daydreaming… leggendo l’articolo dedicato al fenomeno e il romanzo capirete facilmente quale!
Le vicende dei protagonisti si snodano in una Londra vivace, tra pub e concerti. Quasi un contraltare di vitalità all’incertezza interiore, ai dilemmi e alle amarezze che provano. Dilemmi e amarezze che, come accennavo, non precludono alla narrazione sfumature ironiche, senza che la vicenda perda credibilità.
È forse questa duplice natura del romanzo, “pop” e introspettiva, che ne ha favorito il successo. Adesso sono combattuto: vedrò o non vedrò l’adattamento cinematografico del 2000 di Stephen Frears? Ritroverò le stesse atmosfere? Penso che la curiosità avrà la meglio…
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