Scrivere può giovare alla psiche: ecco come

Alcune persone non amano particolarmente scrivere. Talvolta, sbuffano anche alla sola richiesta di redigere poche righe di autopresentazione. Magari associano la scrittura solo al ricordo di qualche monotono compito scolastico, o a routine come la compilazione di moduli e documenti.
Scrivere, però, può essere anche una grande passione e una meravigliosa forma espressiva. Non esisterebbe, altrimenti, nessuna letteratura. Su un foglio, o al pc, possiamo trasporre le nostre emozioni, i nostri pensieri più reconditi.
Proprio per questo la Psicologia ha studiato i possibili effetti della scrittura sul benessere mentale, con risultati interessanti.
La scrittura espressiva
La psicologa Karen A. Baikie e la psichiatra Kay Wilhelm, australiane, hanno esaminato i risultati di una serie di ricerche sul rapporto tra scrittura e psiche. Le conclusioni sono state raccolte in un’interessante rassegna, pubblicata su “Advances in Psychiatric Treatment” nel 2005.
Gli studi analizzati vedevano alcune persone scrivere ogni giorno, per un periodo, i loro pensieri su esperienze problematiche (in alcuni casi traumatiche) che avevano vissuto. I ricercatori incoraggiavano la libertà espressiva e l’analisi profonda di ricordi e stati d’animo, piuttosto che l’attenzione alla forma.

Da vari studi emergono alcuni elementi comuni. Questa forma di scrittura espressiva portava a un momentaneo peggioramento dell’umore, legato prevedibilmente alle tematiche affrontate, ma anche ad alcuni miglioramenti a lungo termine del benessere psicofisico.
A beneficiare delle sessioni di scrittura erano anche pazienti affetti da patologie come l’asma, l’artrite reumatoide e addirittura forme di cancro.
I miglioramenti riscontrati non erano solo soggettivi ma, in molti casi, riscontrabili oggettivamente. In alcuni studi si osservavano ad esempio miglioramenti della pressione sanguigna, della funzionalità dei polmoni o del fegato, o una diminuzione delle visite dal dottore.
Baikie e Wilhelm concludono che, per quanto occorrano ulteriori dati sperimentali per trarre conclusioni certe, gli studi da loro analizzati sono sufficienti per valutare l’uso della scrittura espressiva nei contesti terapeutici.
Come può l’atto di scrivere influenzare il benessere psicofisico?
Secondo le ricercatrici, l’aspetto principale non sarebbe la “catarsi emozionale”. Anzi, la descrizione di emozioni forti e dolorose, sul momento, peggiora l’umore. Semmai, la scrittura aiuterebbe a esternare qualcosa che si è precedentemente represso, ma questa non può essere la sola spiegazione per i benefici a lungo termine.
Più probabilmente, concludono la psichiatra e la psicologa, mettere per scritto emozioni e pensieri legati a eventi spiacevoli aiuta a organizzare e a strutturare i ricordi, analizzandoli in maniera costruttiva.

Il potere della narrazione
Il suddetto processo avverrebbe, in particolare, quando la scrittura assume uno stile narrativo. Quando, in pratica, l’episodio in questione viene “raccontato” oltre a essere analizzato.
Questa considerazione è particolarmente interessante anche al di fuori dell’ambito clinico. È infatti possibile che alcuni scrittori abbiano creato opere memorabili proprio analizzando, attraverso una storia, questioni ed eventi che li turbavano nel profondo. Una ricerca di conforto e riflessione forse inconsapevole, trasformatasi in veri e propri romanzi.
Karen A. Baikie e Kay Wilhelm concludono la loro rassegna suggerendo un utilizzo della scrittura espressiva in diversi contesti clinici: dal disturbo da stress post-traumatico alla terapia di coppia.
Chissà, forse potremmo trarre tutti giovamento, nei momenti difficili, dall’abitudine di mettere per scritto pensieri ed emozioni. Scopriremmo che il diario che tenevamo, da bambini o da adolescenti, non era sempre e solo un gioco.
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