Il talento esiste davvero?
Il talento: un concetto di cui si parla, talvolta, come di qualcosa che è innato in una persona. Si dice “È un talento”, suggerendo così l’idea che quell’abilità sia connaturata in lui o lei. Quasi scritta nel suo DNA.
Arriviamo così alla domanda cruciale di questo articolo: il talento esiste? Davvero qualcuno nasce predisposto a eccellere in un particolare ambito?
Riflettendo su tale questione, ricordo spesso quello che disse un professore quando andavo all’università.
Non era sensato, secondo lui, pensare a una trasmissione genetica di abilità come suonare il piano o dipingere. Ciò che viene trasmesso geneticamente, spiegava, è sicuramente qualcosa che proviene dai nostri remoti antenati e giovava alla loro sopravvivenza.
Ad esempio, potremmo ipotizzare un gene che regola la capacità di fare movimenti molto precisi con le mani. Il movimento fine avrebbe permesso ai nostri progenitori di essere più abili nel costruire utensili.
Non è affatto scontato, concludeva il docente, che chi eredita oggi questa capacità diventi un eccellente pianista o pittore. Dipende dalle vicende della vita. Innanzitutto, dal fatto che la persona sia introdotta in uno di questi ambiti artistici e si eserciti a lungo.
A pensarci bene, con questo aneddoto potrei anche chiudere l’articolo. Mi trovo completamente d’accordo con le parole del professore. Vale la pena, però, spiegare perché mi sembrano assolutamente sensate.
La genetica e la vita
Consideriamo due dati importanti e semplici.
Da un lato, nasciamo con una dotazione genetica che determina alcune caratteristiche. Capelli, occhi, altezza, forse anche parte dell’organizzazione cerebrale.
Dall’altro, proprio il cervello è estremamente plastico, come ho spiegato in un articolo precedente. Questo significa che, a seconda degli eventi della nostra vita, si modifica. “Impara” a specializzarsi in alcune mansioni, potenziando certe reti di neuroni e indebolendo invece quelle meno utilizzate.
Quindi, anche ammettendo che si possa nascere predisposti geneticamente a una notevole manualità, o a una comprensione molto rapida del linguaggio, la vita poi passa la palla a noi.
Una certa predisposizione, ammesso che esista, al massimo rappresenta un vantaggio di partenza. Sta a noi coltivare un’abilità, incanalarla in un’attività che troviamo congeniale, allenarci quanto occorre. Soprattutto in giovane età i circuiti neurali sono molto sensibili alla pratica.
Il ruolo dell’esercizio
Difficilmente un individuo predisposto alla manualità fine diventerà pianista di successo, se del piano gli importa poco e non fa assai pratica.
Potrebbe invece eccellere una persona meno portata, inizialmente, ma tanto determinata e appassionata da esercitarsi per anni.
Sembra quindi assurdo pensare che si nasca talenti della musica, della scrittura, della pallavolo e via dicendo.
Si intende il talento come un’abilità innata, che “predestina” una persona al successo in un settore? Allora, rispondo senza esitazioni alla domanda che apre questo post. No, a mio avviso non esiste.
Al massimo, possiamo dire che per eccellere in alcune attività occorrono caratteristiche dovute alla genetica. Difficile diventare star del basket se non si è particolarmente alti. Però, anche in questo caso, l’altezza notevole non basta di certo a fare un campione.
Gli anglosassoni dicono “practice makes perfect”. Fare pratica perfeziona. Un autore americano, il giornalista della CBS e columnist di “Fortune” Geoff Colvin, ha avuto successo con un libro intitolato “Talent is overrated” (“Il talento è sopravvalutato”).
E se la perfezione non esiste, l’esercizio ci dà davvero grandi margini di miglioramento.
Coraggio, allora: riprendiamo quell’hobby, quella passione che abbiamo accantonato dicendoci “ormai è tardi”.
Un corpus notevole di ricerche scientifiche dice che il cervello riesce ad “apprendere” e a modificarsi anche dopo i 60 anni, non solo durante lo sviluppo!
- Creare un personaggio letterario: ispiriamoci alla Psicologia cognitiva - Agosto 31, 2021
- La progressive disclosure nella scrittura - Luglio 11, 2021
- 8 secondi. Viaggio nell’era della distrazione (L. Iotti) - Giugno 8, 2021
Commenti recenti